“Vanto delli cocchieri napolitani” Un testo sull’arte di attaccare a Napoli nel 1776
di Paola Corsaro pubblicato su Cavallo 2000 il 5/5/2024
Vagabondando per il centro di Napoli in una mattinata di sole, sono stata incuriosita da una libreria antiquaria nella quale ho chiesto se avessero testi su carrozze e cavalli.
Il proprietario mi ha mostrato una rarità nel genere, ossia un testo del 1776 scritto dall’Abate D. Giuseppe Novi, accademico del buon gusto, “con licenza de’ superiori”, dedicato al grande merito del sig. Gaetano Pizzella, “Cocchiero Maggiore e Maestro di stalla di S.E. il signore Principe di Francavilla” del quale vengono elencati i numerosi titoli nobiliari.
Il libro, pubblicato a Napoli nel 1776, è attualmente in vendita ad un costo proibitivo ma, con l’aiuto della libreria Neapolis, unica nel suo genere nella città, ho potuto leggere il testo perchè pubblicato da Google ad uso non commerciale.
Testo veramente godibile, pone in evidenza la capacità di condurre una carrozza dei cocchieri napoletani che debbono conoscere alla perfezione la loro arte nelle strade della città in cui si muovono ad ogni ora folle di pedoni e nugoli di carrozze, di calessi a due e a quattro ruote, di “corricoli”, di carri da trasporto, e di “cittadine”, le carrozze numerate che erano i taxi dell’epoca, e tenevano stazione davanti al Maschio Angioino, a piazza Vittoria, ai Tribunali, a Porta Nolana.
Del resto, i cocchieri napolitani erano i migliori alla guida perchè, proprio per le condizioni del traffico della città, sapevano sfrecciare con le redini in una sola mano, riuscivano ad uscire da un imbuto di carrozze senza danno, sapevano tenere il timone con una sola mano per rimettere la vettura in custodia tra le molte presenti.
La loro perizia non veniva diminuita dagli incidenti che molto spesso erano causati dalla disattenzione dei passanti. Tuttavia, anche il comportamento del padrone incideva notevolmente sulla creazione di un buon cocchiere: mai abbondare in vezzi o in punizioni, mai abbandonarlo se malato, mai proteggerlo se canaglia.
Se poi era dedito al vino e alle avventure compiacenti, ciò non era importante se sapeva maneggiare carrozze e condurre cavalli senza creare loro danni.
A Napoli, all’epoca, camminavano 20.000 carrozze con circa 100.000 addetti alla manutenzione, come carrozzieri, fabbri, famigli, ottonari, indoratori, guarnamentari,
pittori, pagliaroli, cavalcanti, staffieri e volanti.
Un mondo economico intero girava attorno all’arte di saper condurre una carrozza che era uno status symbol, tanto che le famiglie nobiliari gareggiavano in numero e preziosità delle vetture.
Era necessario un cocchiere esperto, attento ed educato.
Un mondo intorno alla carrozza. Un mondo napolitano.
"Pride of the Neapolitan coachmen" A text on the art of driving in Naples in 1776
byPaola Corsaro, published in Cavallo 2000 5/5/2024
Wandering around the center of Naples on a sunny morning, I was intrigued by an antiquarian bookshop where I asked if they had texts on carriages and horses. The owner showed me a rarity of the genre, namely a text from 1776 written by the Abbot D. Giuseppe Novi, academic of good taste, "with permission of the superiors", dedicated to the great merit of Mr. Gaetano Pizzella, “Major Coachman and Stable Master of H.E. the lord Prince of Francavilla” whose numerous noble titles are listed. The book, published in Naples in 1776, is currently on sale at a prohibitive cost but, with the help of the Neapolis bookshop, the only one of this kind in the city, I was able to read the text because it was published by Google for non-commercial use. A truly enjoyable text, it highlights the ability to drive a carriage of the Neapolitan coachmen who must know their art perfectly in the streets of the city where crowds of pedestrians and swarms of carriages, two- and four-wheeled carriages move at every hour. , of "corricoli", of transport wagons, and of "cittadine", the numbered carriages that were the taxis of the time, and held station in front of the Maschio Angioino, in Piazza Vittoria, at the Tribunali, at Porta Nolana. After all, the Neapolitan coachmen were the best at driving because, precisely due to the traffic conditions of the city, they knew how to speed with the reins in one hand, they managed to get out of a funnel of carriages without damage, they knew how to hold the helm with only one hand to put the coach back in custody among the many present.
Their expertise was not diminished by accidents which very often were caused by the carelessness of passers-by. However, the behavior of the master also had a significant impact on the creation of a good coachman: never indulge in charms or punishments, never abandon him if he is ill, never protect him if he is a scoundrel. If he was addicted to wine and indulgent adventures, this was not important if he knew how to handle carriages and lead horses without causing them damage. In Naples, at the time, there were 20,000 carriages with around 100,000 maintenance workers, such as coachbuilders, blacksmiths, servants, brass workers, gilders, ornament makers, painters, clowns, riders, grooms and pilots. An entire economic world revolved around the art of knowing how to drive a carriage which was a status symbol, so much so that noble families competed in the number and preciousness of the carriages. An experienced, attentive and polite coachman was needed. A world around the carriage. A Neapolitan world.
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